Ricordando l’anniversario dell’uccisione dei fratelli Rosselli, avvenuta il 9 giugno 1937 a Bagnoles-de-l’Orne, in Bassa Normandia, la Fondazione Rosselli ha divulgato il testo scritto per l’occasione, da Giuliano Amato, che qui riproduciamo.
9 giugno
Se evitiamo la retorica e i toni solenni delle celebrazioni, se Carlo e Nello Rosselli li ricordiamo per quello che furono e per le vite che seppero vivere, il loro assassinio appare un delitto ancora più atroce. Erano giovani quando li uccisero, erano ancora trentenni, e c’erano in loro un vigore e una vitalità eccezionali fra i loro stessi coetanei. Vigore e vitalità intellettuali – si pensi al percorso educativo seguito da Carlo fra studi tecnici e poi studi classici e giuridici – ma anche, ed insieme, organizzativi, che li portarono ad essere al centro di cenacoli, di fogli, di nuove riviste, in una ricerca che puntava al punto di incontro fra socialismo e liberalismo e quindi, in primo luogo, fra le menti in grado di realizzarlo nell’Italia di allora. Eccoli così con Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei ed altri in “Non mollare”. Ed ecco Carlo con Pietro Nenni nella breve stagione di“Quarto Stato”.
Sembra impossibile che ciò sia potuto avvenire negli anni in cui il paese era stretto nel regime fascista ed era quindi in piena efficienza la macchina di prevenzione e di repressione del dissenso che il regime aveva creato. Eppure fu così e Carlo dipanava il suo percorso intellettuale mentre contribuiva a preparare la fuga in Corsica di Filippo Turati e finiva poi, in conseguenza proprio di quell’azione, al confino a Lipari. Ma fu proprio durante il confino che maturò il suo lavoro più noto, quel “Socialismo liberale”, a cui restò affidata negli anni avvenire la sua fama di precursore e teorico del pensiero, che sarebbe uscito vincente dal lungo scontro ideologico e politico, prima dominato dal comunismo e poi chiuso dalla sua tragica sconfitta.
C’era in esso l’esplicitazione di quello che a molti, sul versante socialista come su quello liberale, appariva un inammissibile ossimoro. Ha dovuto giungere alla sua fine il secolo breve perché si capisse che così non era e che la democrazia liberale e l’esercizio in essa delle libertà e dei diritti rappresentano la cornice e gli strumenti irrinunciabili per la conquista degli obiettivi di giustizia e di eguaglianza che danno corpo al socialismo. E’ in questo lo specifico dei Rosselli e la sconfitta del comunismo non deve portare a dimenticarlo, portando l’accento solo ed esclusivamente sul profilo liberale delle loro posizioni.
E’ in questo il loro specifico e – aggiungiamolo pure – in questo è anche la loro attualità. E’ sotto gli occhi di tutti che oggi il bisogno di giustizia e di eguaglianza è non meno forte e non meno percepito del bisogno di libertà, tant’è che i due bisogni appaiono oggi inscindibili l’uno dall’altro e si esprimono e si fanno valere insieme. Non c’era né Twitter né Facebook quando i due fratelli scrivevano. Sarebbero state per loro e per il loro pensiero piattaforme naturali.
Il socialismo liberale ha una lunga strada davanti e nuovi, efficacissimi mezzi per percorrerla.
Giuliano Amato
Da LABURISTA Notizie n.3/2016