Decreto salva-liste
Il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto tener conto di almeno due elementi, uno politico e uno costituzionale:
1) le elezioni regionali vengono svolte sulla base di leggi regionali. Tutti sanno, o dovrebbero sapere, che l’interpretazione autentica di una norma deve essere data dal medesimo organo che l’ha emanata. In questo caso … Mostra tutto ciascun consiglio regionale, non certo il Parlamento e men che meno il Governo. Il Decreto presenta quindi una evidente problematica costituzionale, della quale il Presidente non ha tenuto conto. O, forse, non gli è stata ben evidenziata dai suoi consiglieri giuridici.
2) 2) dal punto di vista politico il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto pretendere, quale condizione minima di decenza, che fosse reso ben chiaro, con presa di posizione pubblica e inequivocabile del capo del Governo, che si poneva riparo a “pasticci” la cui unica ed esclusiva responsabilità era da attribuire ai presentatori delle liste e non certo a chi ha voluto applicare le norme e nemmeno a chi ha reclamato che fossero applicate. Qui nel Lazio sono stati affissi dei manifesti con scritto “Non ci vogliono far votare”, abbiamo sentito la candidata Polverini aizzare la folla alla “prova di forza” ed altre amenità eversive simili. In più, al solo fine di precostituire i presupposti per una sospensiva del TAR, sono state presentate denuncie per abuso d’ufficio con il Presidente del Tribunale che non ha voluto accettare la lista PDL alle 12 e 45 (lo avrebbe commesso se l’avesse accettata per la verità) e verso le forze dell’ordine (carabinieri) che hanno materialmente impedito la consegna della lista eseguendo le disposizioni del magistrato. Anche qui, il minimo della decenza istituzionale avrebbe preteso il ritiro della denuncia dandone pubblicamente notizia.
3) Non avendo preteso queste due condizioni di minima decenza il Presidente della Repubblica ha fornito la copertura della sua credibilità a tutte le cialtronerie dette e che si continuano a dire da parte di Berlusconi e della sua schiera.